Название альбома в переводе на английский означает The Voice of The Dead.
01. Fantasimi
Non son che un po’ di creta or che non sento Amor;
se non ho febbre in cor non son poeta.
La mia Virtù romita vive superba in sé,
ma la mia giovin fé non ha più vita
Tengo serrato il cuore,
perché ho in dispregio ognun;
non credo più a nessun.
..
Credo al Dolore.
Il Dubbio m’ha aggravato nel negro suo mantel:
solo attraverso quel vedo il passato.
E son fantasimi neri che lentamente van,
che perdonsi lontan nei cimiteri
Tengo serrato il cuore,
perché ho in dispregio ognun;
non credo più a nessun...
Credo al Dolore.
E sono sguardi spenti e disnodati crin...
Son figli del destin spinti dai venti;
(oh!) Son la mia fanciulla che adesso non è più...
Sono... la mia Virtù che va nel nulla!
Vita! Fatal menzogna che noi tentiam negar
ma che con presto andar creder bisogna:
cappa che Dio ne diede perché?!... Non lo sappiam:
ma che dovunque andiam ne stroppia il piede!
Il fato a noi prescrive
il pianto, ad ogni età.
Vita! Ne fai pietà...!
Pure si vive,
Pure si vive,
Pure si vive...
02. I Felt A Funeral
I felt a funeral in my brain,
And mourners, to and fro,
Kept treading, treading, till it seemed
That sense was breaking through.
And when they all were seated,
A service like a drum
Kept beating, beating, till I thought
My mind was going numb.
And then I heard them lift a box,
And creak across my soul
With those same boots of lead, (again)
Then space began to toll
As all the heavens were a bell,
And Being but an ear,
And I and silence some strange race,
Wrecked, solitary, here.
And then a plank in reason, broke,
And I dropped down and down
And hit a world at every plunge,
And finished knowing -then-
03. Novembre
Gemmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore...
Ma secco è il pruno, e stecchite le piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile.
È l’estate, fredda, dei morti.
04. Penombre
Noi siamo figli dei padri ammalati;
aquile al tempo di mutar le piume
svolazziam muti, attoniti, affamati,
sull'agonia di un nume.
Nebbia remota è lo splendor dell'arca,
e già all'idolo d'or torna l'umano,
e dal vertice sacro il patriarca
s'attende invano;
s'attende invano dalla musa bianca
che abitò venti secoli il Calvario,
e invan l'esausta vergine s'abbranca
ai lembi del Sudario...
Casto poeta che l'Italia adora,
vegliardo in sante visioni assorto,
tu puoi morir!... Degli Antecristi è l'ora!
Cristo è rimorto!
O nemico lettor, canto la Noia,
l'eredità del dubbio e dell'ignoto,
il tuo re, il tuo pontefice, il tuo boia,
il tuo cielo, e il tuo loto!
Canto litane di martire e d'empio;
canto gli amori dei sette peccati
che mi stanno nel cor, come in un tempio,
inginocchiati.
Canto l' ebrezze dei bagni d'azzurro,
e l'Ideale che annega nel fango...
Non irrider, fratello, al mio sussurro,
se qualche volta piango...
giacché più del mio pallido demone,
odio il minio e la maschera al pensiero,
giacchè canto una misera canzone,
ma canto il vero!
05. Chi Sono?
Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola
ben strana
la penna dell’anima mia:
«follía»
«follía»
«follíaaaa»
Son dunque... che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Chi sono?
Chi sono?
Chi sono?
Son dunque un pittore? Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell’anima mia:
«malinconía»
Un musico, allora? Nemmeno.
Non c’è che una nota
nella tastiera dell’anima mia:
«nostalgía».
Son dunque... che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono? Il saltimbanco dell’anima mia.
Chi sono? Il saltimbanco dell’anima mia.
Chi sono? Il saltimbanco dell’anima mia.
Chi sono? Il saltimbanco dell’anima mia.
06. Sono Una Creatura
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
Così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo
07. E Come Potevamo Noi Cantare
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
08. Piangi Tu Che Hai...
Piangi, tu che hai nei tuoi grandi occhi
la mia anima
ed in cui palpita il mio cuore
segreto,
o tu, sorella del Dolore,
sorella de la Sera, unica mia.
(tu, sorella del Dolore,
sorella de la Sera, unica mia)
Per consolarmi in ore di tristezza
io ti creai de la più pura essenza,
fantasma immarcescibile, ma senza
consolare la mia vera tristezza!
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Credo al Dolore.
Il Dubbio m’ha aggravato nel negro suo mantel:
solo attraverso quel vedo il passato.
E son fantasimi neri che lentamente van,
che perdonsi lontan nei cimiteri
Tengo serrato il cuore,
perché ho in dispregio ognun;
non credo più a nessun...
Credo al Dolore.
E sono sguardi spenti e disnodati crin...
Son figli del destin spinti dai venti;
(oh!) Son la mia fanciulla che adesso non è più...
Sono... la mia Virtù che va nel nulla!
Vita! Fatal menzogna che noi tentiam negar
ma che con presto andar creder bisogna:
cappa che Dio ne diede perché?!... Non lo sappiam:
ma che dovunque andiam ne stroppia il piede!
Il fato a noi prescrive
il pianto, ad ogni età.
Vita! Ne fai pietà...!
Pure si vive,
Pure si vive,
Pure si vive...
02. I Felt A Funeral
I felt a funeral in my brain,
And mourners, to and fro,
Kept treading, treading, till it seemed
That sense was breaking through.
And when they all were seated,
A service like a drum
Kept beating, beating, till I thought
My mind was going numb.
And then I heard them lift a box,
And creak across my soul
With those same boots of lead, (again)
Then space began to toll
As all the heavens were a bell,
And Being but an ear,
And I and silence some strange race,
Wrecked, solitary, here.
And then a plank in reason, broke,
And I dropped down and down
And hit a world at every plunge,
And finished knowing -then-
03. Novembre
Gemmea l’aria, il sole così chiaro
che tu ricerchi gli albicocchi in fiore,
e del prunalbo l’odorino amaro
senti nel cuore...
Ma secco è il pruno, e stecchite le piante
di nere trame segnano il sereno,
e vuoto il cielo, e cavo al piè sonante
sembra il terreno.
Silenzio, intorno: solo, alle ventate,
odi, da giardini ed orti,
di foglie un cader fragile.
È l’estate, fredda, dei morti.
04. Penombre
Noi siamo figli dei padri ammalati;
aquile al tempo di mutar le piume
svolazziam muti, attoniti, affamati,
sull'agonia di un nume.
Nebbia remota è lo splendor dell'arca,
e già all'idolo d'or torna l'umano,
e dal vertice sacro il patriarca
s'attende invano;
s'attende invano dalla musa bianca
che abitò venti secoli il Calvario,
e invan l'esausta vergine s'abbranca
ai lembi del Sudario...
Casto poeta che l'Italia adora,
vegliardo in sante visioni assorto,
tu puoi morir!... Degli Antecristi è l'ora!
Cristo è rimorto!
O nemico lettor, canto la Noia,
l'eredità del dubbio e dell'ignoto,
il tuo re, il tuo pontefice, il tuo boia,
il tuo cielo, e il tuo loto!
Canto litane di martire e d'empio;
canto gli amori dei sette peccati
che mi stanno nel cor, come in un tempio,
inginocchiati.
Canto l' ebrezze dei bagni d'azzurro,
e l'Ideale che annega nel fango...
Non irrider, fratello, al mio sussurro,
se qualche volta piango...
giacché più del mio pallido demone,
odio il minio e la maschera al pensiero,
giacchè canto una misera canzone,
ma canto il vero!
05. Chi Sono?
Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola
ben strana
la penna dell’anima mia:
«follía»
«follía»
«follíaaaa»
Son dunque... che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Chi sono?
Chi sono?
Chi sono?
Son dunque un pittore? Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell’anima mia:
«malinconía»
Un musico, allora? Nemmeno.
Non c’è che una nota
nella tastiera dell’anima mia:
«nostalgía».
Son dunque... che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono? Il saltimbanco dell’anima mia.
Chi sono? Il saltimbanco dell’anima mia.
Chi sono? Il saltimbanco dell’anima mia.
Chi sono? Il saltimbanco dell’anima mia.
06. Sono Una Creatura
Come questa pietra
del S. Michele
così fredda
così dura
così prosciugata
così refrattaria
Così totalmente
disanimata
Come questa pietra
è il mio pianto
che non si vede
La morte
si sconta
vivendo
07. E Come Potevamo Noi Cantare
E come potevamo noi cantare
con il piede straniero sopra il cuore,
fra i morti abbandonati nelle piazze
sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
della madre che andava incontro al figlio
crocifisso sul palo del telegrafo?
Alle fronde dei salici, per voto,
anche le nostre cetre erano appese,
oscillavano lievi al triste vento.
08. Piangi Tu Che Hai...
Piangi, tu che hai nei tuoi grandi occhi
la mia anima
ed in cui palpita il mio cuore
segreto,
o tu, sorella del Dolore,
sorella de la Sera, unica mia.
(tu, sorella del Dolore,
sorella de la Sera, unica mia)
Per consolarmi in ore di tristezza
io ti creai de la più pura essenza,
fantasma immarcescibile, ma senza
consolare la mia vera tristezza!